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Quella delle “grandi esposizioni” è una serie di eventi che si susseguono a cadenza quinquennale sin dal 1851, quando a Londra venne istituita la prima esposizione universale della storia. EXPO Milano 2015 non ne è che la tappa più recente, ospitata in Italia dal primo maggio al 31 ottobre di questo stesso anno e dedicata al tema dell’alimentazione, in particolare “nutrire il pianeta, energia per la vita”. Nel corso degli ultimi mesi, abbiamo visto come la gestione di questo evento abbia suscitato moltissime polemiche, anche sul fronte politico, dividendo gli osservatori tra favorevoli e contrari. Insieme, esamineremo i dati e i fatti che hanno suscitato più attenzione, cercando di analizzare il contesto venutosi a creare intorno all’esposizione.

Il progetto

Fin da quando è stata resa pubblica la sua progettazione nel 2008, ci è stato immediatamente chiaro come il comune di Milano stesse scommettendo molto su Expo 2015, che è stato pubblicizzato come il più grande evento mai realizzato dedicato all’alimentazione e alla nutrizione. Un’area espositiva di 1,1 milioni di metri quadrati, più di 140 Paesi e Organizzazioni internazionali coinvolte e oltre 20 milioni di visitatori attesi sono numeri che fanno ben capire quanto si sia puntato sull’evento. Durante la fiera si discuterà di come rafforzare la qualità e la sicurezza dell’alimentazione, di come eliminare fame, sete e malnutrizione, di obesità, di ricerca, di tradizioni alimentari, di sostenibilità, di bio-diversità e biotecnologie. Attraversando l’esposizione sarà possibile fare il giro del mondo in un chilometro e mezzo, passando per un articolato viaggio di sapori e cogliendo l’opportunità di toccare con mano culture alimentari lontane dalla nostra, che altrimenti rischieremmo di non conoscere mai.
Il sito dedicato all’esposizione è un vero e proprio tripudio di capolavori edili che ha coinvolto il lavoro di più di 20.000 manovali e 500 architetti: ciascuno dei Paesi coinvolti ha voluto sfoggiare i muscoli dei propri artisti sviluppando, per riempire gli 80 padiglioni, progetti elaborati e magniloquenti che fanno a gara gli uni con gli altri, nella speranza di rimanere un’attrazione fondamentale della città anche dopo che l’esposizione sarà terminata. Il comune di Milano, in accordo con il tema dell’evento, ha già imposto che ad essere riutilizzata sarà soltanto il 40% della superficie del sito, mentre il restante 60% andrà destinato ad aree verdi. E al di fuori dell’area strettamente dedicata all’esposizione, l’intera città di Milano si è trasformata in un vero e proprio corollario di mostre, eventi e saloni dedicati all’arte, alla cultura, alla musica, alla salute e alla scienza, come non si vedeva – e come probabilmente non si vedrà – per anni.
Tutto ciò servirà, stando alle parole di Renzi, ad aprire una vera e propria vetrina sul nostro Paese e a trasformarlo in un’agorà internazionale dedicata ai temi trattati, senza contare l’ambizioso obiettivo di raccogliere almeno 800 milioni di euro di incasso. Ciò nonostante, le grandi spese hanno attirato innanzitutto le critiche e le lamentele di una larga parte della popolazione, che ha visto nell’evento grandi imperfezioni. I cosiddetti NO EXPO.

I problemi

Non si può parlare di Expo, infatti, senza parlare di corruzione. L’organizzazione dell’evento è stata caratterizzata sin dalla sua nascita da spese esorbitanti, spesso attinte dai fondi pubblici. Si pensi che dai 3,2 miliardi di euro previsti inizialmente, l’economista Roberto Perotti ha stimato che l’evento arriverà a costarne più di 14. Cifre che hanno disgraziatamente dato origine a numerose vicende giudiziarie legate a reati di associazione a delinquere, turbativa d’asta e truffa, che hanno coinvolto i dirigenti di numerose imprese legate all’Expo. Gli appalti per la realizzazione dell’esposizione sono stati oggetto di un’indagine anticorruzione e vi sono state numerose speculazioni su alcuni collegamenti con organizzazioni mafiose.
Altre polemiche hanno interessato la precarietà dei posti di lavoro offerti: nella gestione delle assunzioni dei lavoratori sono state segnalate irregolarità nei contratti e nel livello degli stipendi, costituite da negazioni dei diritti della sicurezza sul lavoro e salari attestati intorno agli 800 euro lordi. Molti giovani sono stati inoltre indotti a lavorare gratuitamente nella speranza di poter ampliare il loro curriculum.
Altre critiche sono state rivolte anche alle notevoli opere di cementificazione dedicate non soltanto al sito d’esposizione, ma anche alle 3 nuove autostrade aperte per l’occasione: Teem, Brebemi e Pedemontana. Vi è la preoccupazione che le strutture dedicate ai padiglioni restino inutilizzate dopo il termine della fiera e sono in molti a chiedersi che fine abbia fatto il progetto iniziale di costruire un “Giardino Planetario” dove ogni paese avrebbe dovuto lasciare almeno il 50% dello spazio assegnato aperto, dedicato al verde e a coltivazioni nazionali. Va detto inoltre che dopo la prima settimana di apertura, molte aree dello spazio espositivo sono ancora incomplete; si stima una percentuale che va dal 10% al 15%.
La maggior parte dei NO EXPO ha criticato anche la scelta degli sponsor, giudicando poco coerente con gli obiettivi della fiera la scelta di due multinazionali come Coca Cola e McDonald’s.
Venerdì 1° maggio si sono aperte le porte della fiera sulle note di un discorso di Renzi dedicato al futuro e alla speranza. Nello stesso istante, 30.000 NO EXPO stavano marciando pacificamente in Porta Ticinese a Milano contro l’organizzazione dell’evento. 500 di queste persone hanno trasformato velocemente la protesta in una manifestazione violenta, distruggendo uffici, banche, auto e negozi con poco, se non alcun, criterio e costringendo la polizia a scendere in strada per fermarli.

Pro Expo o No Expo?

In conclusione, dovrebbe esservi ormai chiaro quali siano le ragioni per cui questa manifestazione è così discussa. Le voci dei sostenitori dell’Expo continuano a ripeterci che dobbiamo essere pazienti, goderci l’opportunità unica di ampliare i nostri orizzonti culturali e che i reali benefici dell’esposizione sul paese non si vedranno prima di qualche anno. I No Expo si concentrano invece sulle critiche, sostenendo che in un periodo di crisi come questo, tutto il denaro investito nell’evento sarebbe dovuto essere utilizzato per altri scopi. Certo è che ormai è tardi per fermare tutto. Per quanto si possa ritenere Expo una pessima trovata, l’unica cosa che si può fare oggi è cercare di migliorarlo, riscoprendo i valori originari che muovevano il progetto.

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