Video

Anche quest’anno si stanno per riaprire i seggi elettorali. L’8 e il 9 giugno saremo chiamati alle urne per scegliere chi ci dovrà rappresentare nel Parlamento Europeo per i prossimi cinque anni: è quindi il caso di fare una scelta ben informata.

Continua a leggere
Condividi

Leggi l’aggiornamento a questo video

Con l’emergenza coronavirus ancora in atto, il dibattito politico si è concentrato giustamente su quello. Tra un tweet e l’altro però si è tornati a parlare anche di cose astruse come gli eurobond e il famigerato Mes. E non a caso. L’isolamento richiesto dalla lotta al virus ci ha costretti a rallentare di molto tutta l’economia e ci ha fatto sprofondare in una crisi economica. Ma differenza del 2008, quando la crisi ci ha colto alla sprovvista e le prime misure per contrastarla sono arrivate dopo troppo tempo, soprattutto in Europa, stavolta sembra che la politica abbia capito che serve fare qualcosa subito.

Continua a leggere
Condividi

È primavera inoltrata: gli alberi fioriscono, le giornate si allungano e le urne per nuove elezioni si apriranno presto. Quest’anno è il turno delle europee: domenica 26 maggio saremo chiamati a decidere la nuova composizione dell’Europarlamento. In questo video vedremo a cosa serve il Parlamento Europeo, i partiti tra cui potremo scegliere e quali sono i temi caldi su cui si giocheranno queste elezioni. Continua a leggere

Condividi

Non abbiamo ancora finito di parlare del referendum in Catalogna che dobbiamo già cominciare ad occuparci di quello in Lombardia e Veneto del prossimo 22 ottobre. A scanso di equivoci, bisogna dire che i due casi sono molto diversi: quello in Catalogna è stato un referendum illegale (almeno in base alla legge spagnola) che mirava all’indipendenza per la regione di Barcellona, mentre i referendum consultivi di Lombardia e Veneto sono perfettamente legali e aspirano a garantire alle due regioni del Nord Italia più autonomia dallo stato centrale, in termini di aree di competenza ma soprattutto in termini di gestione delle risorse fiscali. Continua a leggere

Condividi

Secondo le stime preliminari dell’Istat, il 2016 è stato il primo anno dal 1959 in cui l’Italia si è trovata in deflazione. Per la precisione, dello 0,1% rispetto all’anno precedente. Ma cosa significa deflazione? Continua a leggere

Condividi

Il prossimo 30 aprile gli elettori del Partito Democratico sono chiamati a scegliere il segretario – cioè il leader – del partito. Sono tre i candidati che in questi giorni stanno battendo il territorio nazionale per portare avanti le loro visioni del partito e del paese. In questo video conosceremo meglio le loro storie e le loro idee, ma prima facciamo un passo indietro. Continua a leggere

Condividi

Lo scorso 25 marzo l’Unione Europea ha spento 60 candeline. A Roma, dove è nata con gli omonimi trattati, si sono svolte una serie di manifestazioni, la maggior parte contro l’Euro e contro l’Europa. Noi siamo stati a quella di chi vuole un’unione ancora più forte per ascoltare le loro ragioni.

Commenta il video qui sotto oppure sui social network con l”hashtag #muovereleidee.

Condividi

Nelle prossime settimane si parlerà molto di Europa. Il 25 marzo si celebrerà infatti il 60° anniversario del Trattato di Roma che istituì quella che sarebbe diventata l’Unione Europea. Quel giorno i leader dei 27 stati membri (Regno Unito escluso, naturalmente) si riuniranno a Roma per rilanciare il progetto europeo. E fin qui tutti d’accordo. È quando si arriva al come che sorgono i problemi. Continua a leggere

Condividi

Da alcuni anni ormai la politica sta cambiando. In molti paesi occidentali guadagnano sempre più consensi idee, partiti e candidati molto diversi da quelli che abbiamo conosciuto finora. Nel 2016 abbiamo visto i primi segni tangibili di questa trasformazione: il voto sulla Brexit e l’elezione di Donald Trump. Due esiti che apparivano fantascienza fino a pochi mesi prima. Continua a leggere

Condividi

Se non siete appena tornati da un’isola deserta, già lo sapete: il referendum di domenica 4 dicembre ha respinto a larga maggioranza la riforma della costituzione del governo Renzi. Il “no” ha vinto con quasi il 60% dei consensi contro il 40% del “sì”. Anche l’affluenza è stata più alta delle aspettative: il 65% degli italiani si è recato alle urne, il 68% se escludiamo il voto all’estero. Segno che questo referendum è stato molto sentito. Continua a leggere

Condividi
Condividi